Le proiezioni del mondo del lavoro al 2022 raccontano un mercato condotto da professionisti iper qualificati e dalle competenze molto verticali: si parla di nuovi occupati che dovranno saper stare al passo con i tempi visto l’avanzare delle nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale e l’automazione che daranno vita a 58milioni di nuovi posti di lavoro mandando in pensione alcune professioni ormai obsolete.
Per specializzarsi e rimanere al passo, l’investimento sulla formazione da parte di aziende e privati sarà più che necessario. Ad oggi, lo sviluppatore di software è risultata essere la figura più ricercata con un incremento del 31% della richiesta.
La pandemia ha sicuramente dato respiro a professioni che ora sono sempre più in ascesa come l’assistente socio-sanitario a domicilio che ha avuto un incremento del 47%, l’assistente per la cura della persona con un incremento del 39% e la figura del direttore sanitario con un 20% di richiesta in più.
Il futuro del lavoro non è solo nello sviluppo di nuove tecnologie e nella ricerca di nuovo personale qualificato dalle competenze sanitarie poiché la rivoluzione digitale e l’eco-sostenibilità sono due trend da tempo in ascesa e che hanno ricevuto un’ulteriore spinta con l’arrivo della pandemia.
Si parla di circa 57mila posti di lavoro in più per quanto riguarda le professioni nel digitale e di 120mila posti di lavoro per i green jobs ovvero tutte quelle attività che saranno fautrici dell’economia circolare.
Attività che richiedono competenze specifiche e verticali che dovranno essere acquisite al più presto per essere al passo col mondo del lavoro e che rientrano anche nelle professioni più tradizionali come quella del Private Banker che nel mondo della finanza è uno dei lavori che sarà più richiesto entro il 2023 o il DPO, la figura professionale nata da pochi anni ma che dovrà avere anche queste competenze per poter seguire al meglio l’azienda per cui lavora.
Oltre alla necessità di formarsi e rimanere aggiornato sui trend e sulle richieste del mercato del lavoro, il professionista del futuro dovrà fare attenzione ad acquisire alcune skills necessarie racchiuse nella “Future Skills Map”.
Tra le competenze soft più importanti incluse nella “Future Skills Map” ci sono il personal branding, la curiosità, il networking e l’empatia che devono essere acquisite durante il percorso di studi e quello professionale.
Tuttavia sia le hard che le soft skills necessarie per rimanere appetibile nel mercato del lavoro hanno bisogno di essere acquisite attraverso una formazione smart che permetta di dare modo al professionista di acquisire le competenze in modo graduale ma strutturato, così da non aver bisogno di rinforzi futuri.
Tuttavia, la questione del mismatch tra le competenze richieste dal mondo del lavoro e quelle acquisite attraverso i percorsi formativi tradizionali e dunque disponibili sul mercato, lungi dall’affliggere esclusivamente il nostro paese, rappresenta un problema di portata pressoché globale. A sottolinearlo è il report Fixing the Global Skills Mismatch, realizzato dal Boston Consulting Group e pubblicato a gennaio 2020, che evidenzia come la mancanza di lavoratori adeguatamente formati per i ruoli professionali del mondo del lavoro attuale incida in maniera assai significativa sulla dinamiche di crescita, gravando come una tassa del 6% sull’economia globale, pari a circa 5 miliardi di dollari. Nel rapporto, inoltre, si legge come lo skills mismatch, che allo stato attuale coinvolge circa 1,3 miliardi di lavoratori in tutto il mondo, ossia il 40% di tutti quelli dei paesi OCSE, sia di fatto destinato ad aumentare nei prossimi anni, arrivando a coinvolgere oltre 1,4 miliardi di persone entro il 2030, con danni sempre più profondi per l’economia mondiale.
Questo stato di cose investe anche il settore assicurativo che più di tutti paga lo scotto della disruptive innovation. Questa ‘innovazione dirompente’ che genera una mancanza di competenze guiderà l’evoluzione dei modelli di business nel settore Insurance, ecosistemi più smart e più versatili si pensi solo alla diffusione delle IoT in ambito assicurativo.
Come porre rimedio a tutto ciò? Sicuramente per colmare questi gap e ricucire le maglie strutturali del mondo del lavoro, in genere, è necessario investire nella formazione e attivare percorsi educativi mirati alle esigenze dell’azienda. La formazione continua, del resto, dovrebbe essere già da tempo un must per le imprese sia di piccole che di grandi dimensioni.