Nessuno si è accorto di niente ma qualcuno è riuscito a imbrattare i reperti antichi dell’Isola dei Musei di Berlino. Uno sfregio clamoroso al cuore del patrimonio artistico della capitale, che adesso imbarazza tutti: dagli addetti alla sicurezza, fino ai vertici della politica. Con molti giorni di ritardo, si è venuto infatti a sapere che la sera del 3 ottobre è stata trovata una sostanza oleosa su ben 63 pezzi esposti nei più importanti musei: l’Alte National Galerie, il Neues Museum (dove incanta il pubblico la celebre “Nefertite”) e il notissimo Pergamon.
I danni saranno quantificabili soltanto dopo il restauro, ma la sottosegretaria di Stato alla Cultura Monika Gruetters ha aperto alla “fondata speranza che si possano rimuovere”.
Chi ha agito ha usato uno spray, e l’olio ha impregnato la pietra di alcune sculture, due sarcofagi egizi (fra cui quello del profeta Ahmose) e delle cornici di alcuni dipinti.
Ma cosa abbia spinto a un attacco del genere, fra l’altro proprio nella giornata delle celebrazioni dei 30 anni della Riunificazione tedesca, resta per ora tutto da chiarire. Non c’è alcuna rivendicazione scritta, e dall’unica telecamera che ha fornito delle immagini “non è stato possibile riconoscere nulla”, ha spiegato per gli inquirenti in conferenza stampa Carsten Pfohl, direttore del Kriminalamt locale.
S’indaga dunque a tutto campo, e per ora non si azzardano spiegazioni. Il clamoroso attacco ha fatto sollevare intanto l’attenzione sulle folli dichiarazioni di un cuoco vegano di estrema destra, che da tempo indica nel Museo di Pergamo un bersaglio da attaccare: qui vi sarebbe “il trono di Satana”, ha scritto Attila Hildmann ad agosto, “centro dei satanisti e dei criminali del Covid”.
Proprio l’isola dei Musei – dal 1999 patrimonio culturale dell’Unesco – è stata frequentata parecchio dai manifestanti dei cortei contro le misure del Covid. La pista del complottista, di cui ha raccontato diffusamente la Bild, non troverebbe molto credito però, almeno per ora.
Mentre lo scandalo dei tesori antichi imbrattati riapre la questione della sicurezza dei monumenti berlinesi e mette seriamente a disagio i responsabili della Fondazione dei possedimenti prussiani, responsabile dei musei.
“Ho scritto al presidente di presentare al consiglio della fondazione un rapporto – ha annunciato Gruetters. – Bisogna chiarire come sia stato possibile che siano stati fatti così tanti danni senza che nessuno se ne sia accorto e come evitare che questo accada di nuovo in futuro”.
La ministra ha parlato di un attacco “sferrato contro il patrimonio artistico e culturale e le regole del vivere civile”. Del resto è ancora vivido il ricordo del furto della moneta d’oro da 100 chili, portata via dal Bode Museum – altra perla dell’arcipelago museale del quartiere di Mitte – il 27 marzo del 2017. Le fu attribuito un valore di 3,75 milioni di euro, e non e’ stata piu’ ritrovata. I ladri in quel caso entrarono da una finestra.
Per ora, 650 dei tremila visitatori del 3 ottobre scorso sono stati raggiunti dai titolari dell’inchiesta, con la preghiera di dare un contributo per chiarire l’enigma. Gli altri resteranno probabilmente irreperibili, dal momento che non era richiesto che si lasciassero i propri dati a chi ha comprato il biglietto all’ingresso.
La tutela delle opere d’arte
In scenari come questi nasce l’esigenza di tutelare e proteggere il patrimonio culturale affinché rimanga bene comune a lungo. Da qui l’importanza di assicurare le opere d’arte: in effetti è di fatto una necessità della collettività.
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Fonte: tgcom24