Polizza Rc auto familiare: è una misura destinata a durare?

Non ha molto senso fare un bilancio delle polizze Rc auto familiari introdotte un anno fa dal decreto fiscale (Dl 124/2019, articolo 55-bis). L’emergenza coronavirus ha influito sull’andamento dei prezzi, per cui è difficile valutare gli effetti di una novità già di per sé controversa. Non si sa nemmeno se sia una misura destinata a durare: la sua abolizione potrebbe rientrare nella riforma della Rc auto i cui lavori vanno avanti da oltre due anni e il cui varo sembra comunque molto lontano.

I dubbi dell’Ivass

Chissà se nel frattempo si riuscirà a chiarire un aspetto della polizza famiglia che resta indecifrabile: la possibilità di fruirne anche per i neopatentati. La norma richiede che l’interessato abbia alle spalle cinque anni senza incidenti, senza lasciar in alcun modo capire se in quest’assenza di sinistri rientri anche l’ipotesi in cui non si fosse abilitati alla guida. La questione è stata studiata per un anno dall’Ivass. Invano, come lo stesso istituto di vigilanza dichiara in un avviso diramato il 15 febbraio: non essendo ricostruibile quale fosse la volontà del legislatore e non potendo sostituirsi ad esso, l’Ivass ha sollevato la questione «nelle diverse sedi istituzionali», promuovendone interventi «in senso più favorevole al consumatore».

Se la bonus malus perde la finalità originale

Ma la questione è più ampia. Con le polizze «Bersani» dal 2007 e l’aggiunta dal 2020 di quelle familiari, la quota di assicurati in prima classe di bonus malus, che prima era inferiore al 50%, ora è salita a oltre l’80 per cento. Rendendo ormai poco significativa la classe ai fini tariffari, per cui difficilmente il bonus malus raggiunge il suo obiettivo originario: individuare e premiare chi causa meno incidenti.

L’avanzata della scatola nera

È anche per questo che, con il tempo, la compagnie hanno spinto sulla diffusione della scatola nera, cresciuta ininterrottamente durante lo scorso decennio, sino ad arrivare al 23,2% nel terzo trimestre 2020 (ultimo dato Ivass disponibile). Il mercato ha fatto da sé, in assenza di una normativa prevista sin dal 2012 per fissare le caratteristiche del dispositivo ma finora mai emanata. E probabilmente qualche regola darebbe più garanzie ai clienti su affidabilità e costi delle scatole nere e sulla parità di trattamento fra tutti. Ma, se il numero dei sinistri denunciati è calato favorendo la discesa dei prezzi, è stato merito anche di questi dispositivi e non solo del fatto che con la crisi economica il traffico non cresce più come una volta. Comunque, sia la diffusione della scatola nera, sia il livello dei prezzi continuano a presentare molte differenze sul territorio. Sono queste che suscitano le critiche di molti quando si parla di prezzi in calo.

Resta lo «spread» di prezzo tra le province

A Napoli il dispositivo è incluso nel 57,7% dei contratti Rc auto stipulati, a Milano solo nel 17,9%. Anche se ora, dopo l’iniziale diffusione concentrata al Sud, aumenta la diffusione al Nord (probabilmente le compagnie iniziano a ritenerla conveniente anche dove incidenti e frodi non sono così elevati come nelle zone più a rischio). Quanto ai prezzi medi pagati effettivamente, la differenza tra la provincia più cara (Napoli) e quella più economica (Aosta) è ancora sensibile: 227 euro nel terzo trimestre 2020. Ma, rispetto al 2014, è diminuita 35,7%. Tendenze che potrebbero consolidarsi se venissero adottate le nuove tabelle per i risarcimenti delle lesioni macropermanenti, elaborate da ministero dello Sviluppo economico e Ivass pur tra le critiche di chi lamenta tagli a molte liquidazioni.

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Fonte: ilsole24ore.it

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