L’associazione Airalzh Onlus (Associazione Italiana Ricerca Alzheimer) accende i riflettori su questa malattia neurodegenerativa, sottolineando l’importanza della diagnosi precoce. Il 21 settembre è la Giornata Mondiale dell’Alzheimer, un’occasione per non dimenticarci di chi invece per un inesorabile processo di degenerazione cognitiva, tende a dimenticarsi progressivamente di sé e di chi era.
Oggi l’Alzheimer coinvolge circa 600 mila persone in Italia, con un’incidenza maggiore intorno ai 74 – 75 anni, una minore percentuale (meno di un terzo) che “incontra” la malattia prima dei 75 anni e una piccolissima porzione (circa il 5%), che si ammala prima dei 55 anni.
Sull’Alzheimer ancora oggi la comunità scientifica procede cauta, poiché una cura efficace ancora non è stata scoperta. Ma vi sono degli scenari interessanti, e soprattutto tanto si può fare con una diagnosi precoce e con uno stile di vita atto a promuovere il declino neurologico.
La Food and Drug Administration (FDA), infatti, ha approvato Aducanumab, farmaco messo a punto dall’Azienda Farmaceutica Biogen Inc. Dopo decenni di ricerca scientifica, questo è il primo trattamento che si rivolge in modo specifico al processo degenerativo della malattia e non si limita soltanto ad “aggredire” i sintomi della demenza.
L’Aducanumab, infatti, sembra essere in grado di rallentare il declino cognitivo, agendo direttamente sulle due proteine – l’amiloide e la tau – associate alla malattia di Alzheimer, riducendone l’accumulo: sono infatti queste due, che con l’invecchiamento, si alterano, causando la neurodegenerazione. Questo potrebbe essere un importante passo in avanti verso la messa a punto di trattamenti terapeutici che mirano a interrompere la progressione della malattia.
Sebbene rimangano ancora dei dubbi circa l’efficacia, pur tenendo conto delle diverse controindicazioni, questo risultato afferma l’importanza della ricerca per riuscire a fornire risposte e speranze a pazienti, familiari e caregiver (circa 3 milioni di persone in Italia).
Emerge quindi l’importanza di sostenere la ricerca, soprattutto quella rivolta alla diagnosi precoce sulla quale si sono sempre concentrate le ricerche di Airalzh Onlus (Associazione Italiana Ricerca Alzheimer) che, dal 2014 – anno della sua fondazione – è l’unica associazione che promuove a livello nazionale la ricerca medico-scientifica sulla malattia di Alzheimer e altre forme di demenza.
Gli ultimi Grant assegnati (AGYR 2020) si sono focalizzati sull’identificazione delle fasi precoci della malattia di Alzheimer: i sintomi di questa patologia compaiono quando il quadro è già compromesso e i trial clinici hanno dimostrato che i farmaci possono ottenere risultati meno favorevoli quando la malattia è già in fase conclamata.
COME APPROCCIARSI ALLA MALATTIA
Tra gli argomenti promossi da Airalzh Onlus, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer, c’è anche l’approccio alla malattia di Alzheimer che deve essere multidimensionale e multidisciplinare. Per prevenire questo tipo di malattia, infatti, numerose sono le evidenze a favore del ruolo protettivo da parte degli stili di vita e delle abitudini (salutari, alimentari e sociali), che sappiamo possono ritardare la comparsa di sintomi o ridurre il rischio di insorgenza di altre malattie croniche, come quelle cardiovascolari, diabete di tipo 2…
GLI STILI DI VITA SALUTARI PER PREVENIRE LA MALATTIA
Ma quali sono gli stili di vita salutari, che possono incidere positivamente sull’insorgenza dell’Alzheimer, o quantomeno ritardarne il sopraggiungimento? Li abbiamo chiesti al Professor Padovani, il quale ce li ha illustrati. Li trovate qui sotto e nella nostra gallery. Ricordiamo che sono stili di vita validi sempre per la prevenzione di qualsiasi tipo di malattia degenerativa, quindi utili da seguire per tutti.
Attenzione all’inquinamento atmosferico: Le ricerche mostrano che vi è un collegamento diretto tra l’esposizione all’inquinamento dell’aria e delle acque e l’insorgenza delle malattie degenerative. Per quanto poco si possa intervenire direttamente sulla questione, è buona cosa adottare comportamenti rispettosi dell’ambiente. Per fare ognuno la propria parte.
Tieni in allenamento i neuroni: È stato dimostrato che chi ricopre posizioni lavorative stimolanti, ovvero quelle per le quali si hanno responsabilità e richiedono aggiornamento continuo, o chi ha un alto grado di scolarità, o comunque mantiene attive le sinapsi, nutrendo la mente con corsi, libri, nozioni di diverso tipo… ha un minor rischio di sviluppare l’Alzheimer. Questo “bombardamento” di informazioni infatti ha il merito di rendere le sinapsi più resistenti.
Tieniti in forma: Nondimeno l’attività fisica è importante per rallentare l’invecchiamento cellulare, quindi anche quello dei neuroni.
Cura l’alimentazione: Cervello e microbioma intestinale sono legati a doppio filo. Un’alimentazione a basso contenuto di grassi saturi e di sale può aiutare a contenere o a ritardare la comparsa delle malattie degenerative. Il sale in particolare, se assunto in quantità elevate, può aumentare la presenza nel sangue delle proteine amiloide e tau, responsabili dell’insorgenza dell’Alzheimer.
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Fonte: Vanity Fair