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L’educazione finanziaria è urgente. Soprattutto in Italia

In merito al tema delll’educazione finanziaria divulghiamo il pensiero di Annamaria Lusardi , direttore del comitato per l’Educazione Finanziaria, pubblicato su Milano Finanza.

Ci vogliono leader visionari per abbracciare e promuovere l’alfabetizzazione finanziaria; i suoi benefici si vedono solo nel tempo e spesso nel lungo periodo. Questo è stata l’Ocse, un leader visionario. Con la Raccomandazione sull’alfabetizzazione finanziaria l’Ocse ci offre uno strumento per indirizzare le politiche nazionali, raccogliendo in un unico testo quattro precedenti raccomandazioni e aggiornando la sua visione al passo con l’innovazione digitale. E’ Interessante il rapporto sull’alfabetizzazione finanziaria dell’Ocse del 2005 «Improving Financial Literacy: Analysis of issues and policies» e l’incontro che si fece subito dopo la crisi finanziaria, a Washington, nel 2008 e che diede il via al Infe-International Network on Financial Education.

Le crisi hanno dato un grande impulso all’educazione finanziaria, ma questa è una risposta non alla crisi ma al mondo che cambia. Le crisi rendono l’educazione finanziaria più urgente perché mettono in evidenza i costi dell’ignoranza finanziaria. E fu ancora una volta l’Ocse a indicare ai sistemi scolastici nel mondo che oltre a sapere leggere, alla conoscenza della matematica e della scienza, i quindicenni devono avere anche nozioni di base della finanza per poter partecipare alla società. Già dal 2012 l’alfabetizzazione finanziaria è entrata fra i temi Ocse-Pisa. Fin dall’inizio il lavoro del comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria, guidato da Annamaria Lusardi, ha basato le attività sulle indicazioni offerte dall’Ocse e sulla raccolta dei dati fatta non solo per i quindicenni ma anche per gli adulti.

Dai confronti internazionali dell’Ocse ai dati raccolti da Bankitalia e Consob fino ai dati raccolti insieme alla Doxa emerge la bassa conoscenza finanziaria degli italiani. Che raggiunge livelli preoccupanti tra gruppi che si possono considerare già vulnerabili, come giovani, donne, chi abita al Sud e chi ha un basso livello di istruzione e reddito. Ma le statistiche non si possono cambiare con l’aiuto di tutti. Durante il mese dell’educazione finanziaria, che nel 2020 si è svolto per il terzo anno, sono emerse iniziative che hanno la potenzialità di migliorare la conoscenza finanziaria in Italia. Il contesto in cui è necessario operare sta cambiando rapidamente e ora più che mai è importante programmare il lavoro del prossimo triennio rafforzando governance e organizzazione interna, coinvolgendo il maggior numero possibile di stakeholder, considerando le nuove esigenze e carenze nazionali, puntando al raggiungimento di obiettivi specifici, sperimentando programmi per la scuola e per gli adulti, monitorando i risultati raggiunti. Con il progredire della pandemia sempre di più l’educazione finanziaria deve coniugarsi con la digitalizzazione: sono entrambi potenziali strumenti di inclusione finanziaria, secondo l’Ocse.

L’educazione finanziaria era già collegata alla sostenibilità perché è sempre stata connessa a una visione di lungo periodo e a un futuro sostenibile, ma i temi ambientali, sociali e di governance oggi sono ancora più importanti. E occorre parlare di equità per una ripresa inclusiva che possa beneficiare tutti e in particolare i gruppi più fragili. Occorre guardare inoltre non solo agli individui ma alle micro e anche alle piccole imprese, perché rivestono un ruolo fondamentale nel tessuto produttivo italiano e possono favorire la ripresa economica.

C’è una analogia tra le malattie e l’analfabetismo finanziario. Entrambi: ci impediscono di vivere serenamente; hanno le maggiori conseguenze sui gruppi più deboli; hanno alti costi per noi e per la società. In questi anni di lavoro, grazie anche all’Ocse, abbiamo capito che la prevenzione è m

Ci vogliono leader visionari per abbracciare e promuovere l’alfabetizzazione finanziaria; i suoi benefici si vedono solo nel tempo e spesso nel lungo periodo. Questo è stata l’Ocse, un leader visionario. Con la Raccomandazione sull’alfabetizzazione finanziaria l’Ocse ci offre uno strumento per indirizzare le politiche nazionali, raccogliendo in un unico testo quattro precedenti raccomandazioni e aggiornando la sua visione al passo con l’innovazione digitale. Ho nel mio ufficio la copia del rapporto sull’alfabetizzazione finanziaria dell’Ocse del 2005 «Improving Financial Literacy: Analysis of issues and policies» e ricordo l’incontro che si fece subito dopo la crisi finanziaria, qui a Washington, nel 2008 e che diede il via al Infe-International Network on Financial Education.

Le crisi hanno dato un grande impulso all’educazione finanziaria, ma continuo a ripetere che l’educazione finanziaria è una risposta non alla crisi ma al mondo che cambia. Le crisi rendono l’educazione finanziaria più urgente perché mettono in evidenza i costi dell’ignoranza finanziaria. E fu ancora una volta l’Ocse a indicare ai sistemi scolastici nel mondo che oltre a sapere leggere, alla conoscenza della matematica e della scienza, i quindicenni devono avere anche nozioni di base della finanza per poter partecipare alla società. Già dal 2012 l’alfabetizzazione finanziaria è entrata fra i temi Ocse-Pisa. Fin dall’inizio il lavoro del comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria, che ho l’onore di guidare, ha basato le attività sulle indicazioni offerte dall’Ocse e sulla raccolta dei dati fatta non solo per i quindicenni ma anche per gli adulti.

Dai confronti internazionali dell’Ocse ai dati raccolti da Bankitalia e Consob fino ai nostri dati raccolti insieme alla Doxa emerge la bassa conoscenza finanziaria degli italiani. Che raggiunge livelli preoccupanti tra gruppi che possiamo considerare già vulnerabili, come giovani, donne, chi abita al Sud e chi ha un basso livello di istruzione e reddito. Ma le statistiche non sono il nostro destino; si possono cambiare con l’aiuto di tutti. Durante il mese dell’educazione finanziaria, che il comitato promuove ad ottobre e che nel 2020 si è svolto per il terzo anno, abbiamo visto iniziative che hanno la potenzialità di migliorare la conoscenza finanziaria in Italia. Il contesto in cui dobbiamo operare sta cambiando rapidamente e ora più che mai è importante programmare il lavoro del prossimo triennio rafforzando governance e organizzazione interna, coinvolgendo il maggior numero possibile di stakeholder, considerando le nuove esigenze e carenze nazionali, puntando al raggiungimento di obiettivi specifici, sperimentando programmi per la scuola e per gli adulti, monitorando i risultati raggiunti. Con il progredire della pandemia sempre di più l’educazione finanziaria deve coniugarsi con la digitalizzazione: sono entrambi potenziali strumenti di inclusione finanziaria, secondo l’Ocse.

L’educazione finanziaria era già collegata alla sostenibilità perché è sempre stata connessa a una visione di lungo periodo e a un futuro sostenibile, ma i temi ambientali, sociali e di governance oggi sono ancora più importanti. E occorre parlare di equità per una ripresa inclusiva che possa beneficiare tutti e in particolare i gruppi più fragili. Occorre guardare inoltre non solo agli individui ma alle micro e anche alle piccole imprese, perché rivestono un ruolo fondamentale nel tessuto produttivo italiano e possono favorire la ripresa economica.

C’è una analogia tra le malattie e l’analfabetismo finanziario. Entrambi: ci impediscono di vivere serenamente; hanno le maggiori conseguenze sui gruppi più deboli; hanno alti costi per noi e per la società. In questi anni di lavoro, grazie anche all’Ocse, abbiamo capito che la prevenzione è meglio della cura. Continueremo a costruire il programma del prossimo triennio sulle indicazioni contenute nella Raccomandazione dell’Ocse, disponibile sul nostro portale www.quellocheconta.gov.it.

Fonte: Milano Finanza

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