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Industria e costruzioni: la crescita italiana 2021 riparte dalla buona vecchia economia

Primi segnali di risveglio per la manifattura. E anche le previsioni dell’edilizia vedono un robusto rimbalzo. Chi si adegua alla pandemia e al tech ha ancora un futuro

I servizi annaspano, il settore della ristorazione e del turismo è ancora sottacqua, quello dei trasporti non ne parliamo. In mezzo a tante difficoltà dovute alle restrizioni per il Covid però una buona notizia c’è e viene dalla vecchia economia, quella legata ai prodotti “fisici”, alle cose che si possono toccare. La manifattura mostra dei primi segnali di fiducia e di risveglio. Così come il settore delle costruzioni prevede un buon rimbalzo per il 2021. Ovviamente non parliamo di un ritorno al passato tout court, come se fosse andata via la luce e di colpo fosse ritornata tirando su la leva del contatore elettrico, per usare un’efficace metafora usata dal premier Draghi durante il suo discorso di fiducia. Della ripresa infatti non ne beneficerà la totalità delle imprese ma solo quelle che hanno saputo adeguare le proprie produzioni, i propri manufatti, la propria struttura finanziaria alla rivoluzione tecnologica e pandemica che abbiamo vissuto nell’ultimo anno.

I dati che ci inducono a guardare i prossimi mesi con un certo ottimismo sono gli indici di fiducia, una specie di termometro che gli addetti ai lavori usano per cercare di anticipare l’andamento dell’economia reale. Ebbene, gli indici di fiducia dei direttori acquisti delle aziende europee sono ai massimi dagli ultimi tre anni: 57,9 punti, risultato che non si vedeva dai tempi in cui il Covid era solo nella mente di qualche sceneggiatore hollywoodiano. Se ci limitiamo all’Italia, notiamo che il trend è lo stesso: l’indice Pmi manifatturiero si è attestato a 56,9 punti, anche in questo caso il livello più alto dell’ultimo triennio. A sostenere l’industria nazionale sono vari comparti: la meccanica in Lombardia, il biomedicale in Emilia, la farmaceutica e l’alimentare nel Lazio, solo per citarne alcuni. Nei prossimi mesi potranno godere di un doppio effetto benefico: una ripresa del commercio internazionale, soprattutto da Cina e Stati Uniti, e il ritorno della locomotiva tedesca, che si prevede possa tornare a sbuffare a pieno regime dopo mesi di passo lento. Doppio effetto che per le imprese italiane significa aumento della domanda, per i lavoratori aumento delle opportunità d’impiego e per i conti pubblici aumento delle esportazioni. 

Oltre alla vecchia industria – come detto solo quella che si è saputa adeguare alle nuove sfide – ci si aspetta che un buon contributo al pil italiano del 2021 venga dal settore dell’edilizia. Secondo il centro studi dell’Ance infatti quest’anno ci sarà probabilmente un rimbalzo dell′8,6 per cento rispetto all’anno scorso. Recupero dovuto principalmente a due fattori: le ristrutturazioni di chi deciderà di sfruttare l’ecobonus e i cantieri pubblici che dovrebbero essere aperti quest’anno. Ovviamente per quest’ultimo – come si legge nel report dell’associazione nazionale dei costruttori edili – tutto dipende dalla capacità del sistema Italia di spendere le risorse disponibili, europee e non. Ogni riferimento ai miliardi del Recovery Plan è puramente voluto.

Insomma, gran parte della ripartenza italiana anche stavolta poggia su mattoni e bulloni. E questo per un paese che è pur sempre la seconda potenza manifatturiera europea, dopo la Germania, è la classica rondine che si spera possa fare primavera. 

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Fonte: Huffington Post

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