I consigli di Sante Laviola, dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr. Al mare è bene uscire subito dall’acqua. Se si è allo scoperto togliere anelli e catenine.
Dopo gli ultimi e ravvicinati casi di fulmini che uccidono o riducono in fin di vita persone – dall’imprenditore Balocco nel Torinese ai ragazzi sul Gran Sasso – è psicosi. Ecco alcuni consigli per evitare pericoli nelle diverse situazioni, illustrati da Sante Laviola, ricercatore dell’Isac, Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr di Bologna.
Se siamo su una spiaggia senza riparo
L’acqua è un buon conduttore di elettricità. Se un fumine cade nel mare, anche se siamo a una certa distanza, in poco tempo può arrivare da noi. Dunque, poiché i sistemi temporaleschi marini si vedono all’orizzonte, è bene uscire immediatamente dall’acqua. Sbagliato mettersi sotto un ombrellone perché, come tutti gli oggetti a punta, attira il fulmine: meglio cercare riparo nella macchina con cui siamo arrivati alla spiaggia.
In barca a vela o a motore
Se ci troviamo su una imbarcazione e siamo a metà del percorso, per cui la distanza dal punto di partenza e da quello di arrivo è la stessa e ci troviamo nel mezzo di un temporale, il consiglio è quello di entrare subito al chiuso, anche se la barca a vela è fatta comunque da alberi e siamo quindi piuttosto esposti al rischio. In questo caso vale sempre la regola di informarsi sulle condizioni meteo prima di partire.
Se ci troviamo su un sentiero di montagna
La prima cosa da fare, e tutti gli escursionisti lo sanno, prima di salire in quota è consultare le condizioni meteo: se sono avverse meglio rimandare. Se il maltempo è previsto dopo alcune ore, meglio organizzare uscite brevi, senza andare lontano. I sistemi temporaleschi hanno infatti un’evoluzione rapidissima, specie in montagna.
Cosa fare se siamo nel nulla
Accovacciarsi è la soluzione migliore. L’importante è evitare di essere protesi verso l’alto, perché in questa posizione si attira il fulmine. Quindi, se non ci sono altre soluzioni per trovare riparo al chiuso, bisogna accovacciarsi per evitare la simmetria e il cosidetto “effetto punta”.
A casa o in automobile
La casa è una “gabbia di Faraday”, isolata dai campi elettrostatici che si trovano all’esterno. Lo stesso discorso vale per una macchina o un aereo. Quindi, in teoria, nessun rischio. Se però la nostra poltrona o il nostro letto si trovano vicinissimi a una finestra con grate in ferro, potrebbe accaderci qualcosa: l’onda d’urto che il fulmine imprime sulla grata metallica può investire chi si trova vicino.
Andare in bici e in moto è pericoloso
Sì, perché il mezzo può contenere metalli. E in generale, se si viaggia su una bicicletta è un po’ come essere a piedi. Nel caso della bici elettrica la batteria può creare un campo elettrico, come avviene con i cellulari. E infatti la Protezione civile dice di stare attenti con quei dispositivi. In generale di fronte a un temporale andrebbero evitate tutte le apparecchiature elettroniche.
Anelli, spille e collanine
Le catenine, e i metalli in generale, sono conduttori, quindi il buonsenso inviterebbe a togliere tutto se ci si trova in mezzo a una tempesta di fulmini.
Il potere delle punte
Tutto ciò che va verso l’alto attira le scariche elettriche. Gli alberi in primis. E infatti il consiglio quando c’è un temporale è non cercare mai riparo sotto queste piante. Ma nemmeno sotto gli ombrelloni al mare. Sulla cima delle strutture si crea un campo elettrico dove il fulmine va a scaricare. È il principio del parafulmine.
L’ombrello protegge o no?
Quelli con una punta metallica, che abbiamo usato per anni, non esistono più: utilizzandoli si correva il rischio di attirare fulmini proprio perché sono “punte”, parafulmini, come la cima del campanile, che attrae le scariche proprio per proteggere le case circostanti.
In quale fase del temporale ci sono più fulmini?
Nella fase iniziale, prima dell’evento intenso, cioè della pioggia o della grandine. Negli ultimi 22 anni, questi eventi sono aumentati in frequenza. Il che significa anche più fulmini, che si formano quando nella nuvola ci sono cristalli di ghiaccio che (per semplificare) si sfregano e caricano la nube.
Hai sottoscritto una polizza per ogni rischio? Cosa aspetti!?
Fonte: La Repubblica