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Elettrica prima di tutti. Nel 1990 Fiat trasformava la Panda nella prima vettura elettrica prodotta in serie


Chi lo ricorda? È l’Italia delle “notti magiche”, quelle del campionato del mondo di calcio. L’Italia che si veste con i giubbotti di jeans, in bilico fra la prima e la seconda Repubblica e in fermento per l’inizio di un decennio che sarà di completa rottura con quello precedente e che ci accompagnerà al nuovo millennio. È questa l’Italia che per la prima volta vede sulle strade un’automobile alimentata da un motore elettrico e non a combustione: un’auto che non inquina. Un’autentica rivoluzione per il settore automobilistico, per la mobilità dei cittadini e soprattutto per l’ambiente.

Fiat decide di trasformare la Panda di serie in un’auto elettrica, la prima prodotta da un grande costruttore mondiale: la Panda Elettra

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Ha un’autonomia di 100 km e le batterie si ricaricano alla presa domestica. In città si può viaggiare senza utilizzare il cambio.


La Panda Elettra viene realizzata dalla Fiat – in collaborazione con l’austriaca Steyr-Puch – sulla base della Panda in allestimento CL.

Dal cofano motore viene tolto il 750 Fire a benzina e istallato un propulsore elettrico a corrente continua con eccitazione in serie da 9,2 kW di potenza, che assicura una coppia elevata anche a bassi regimi. L’energia elettrica viene generata da dodici batterie al piombo da 6V: due sono collocate nel vano motore, mentre le altre dieci sono installate all’interno di un robusto contenitore d’acciaio che occupa la base del baule. Inoltre, rispetto alla Panda CL a benzina, la Elettra si distingue per il circuito frenante rinforzato, la differente taratura delle sospensioni e i pneumatici maggiorati.

Il serbatoio della benzina viene mantenuto per alimentare un piccolo bruciatore collegato al radiatore dell’impianto di riscaldamento, anch’esso conservato all’interno del vano motore. La trasmissione avviene tramite il normale cambio a 4 marce della Panda, con relativa frizione. Sul tachimetro vengono quindi inseriti tre indicatori di velocità massima per i primi tre rapporti: rispettivamente 15, 25 e 40 km/h. Tuttavia in città, su strada piana, è possibile fare a meno del cambio mantenendo inserita sempre la terza marcia anche per le partenze da fermo. La Panda Elettra può raggiungere i 70 km/h con un passaggio 0-40 in 10 secondi e superare pendenze fino al 25%. Con una velocità di crociera media di 50 km/h, l’autonomia si attesta sui 100 km/h. Inoltre, la vettura è dotata di un dispositivo automatico di recupero dell’energia in frenata e discesa.

Dagli interni viene eliminato il divanetto posteriore – la vettura diventa così a due posti – mentre la parte anteriore dell’abitacolo rimane pressoché invariata e rispecchia l’allestimento CL; nella parte inferiore della plancia si trova il computer di bordo che fornisce informazioni sullo stato di carica delle batterie. L’auto è dotata di serie di un caricabatteria automatico, che completa la ricarica in circa 8 ore e  può essere collegato alla comune presa domestica da 220 V, 16 A.

Come dotazioni di serie la Panda Elettra propone i sedili con poggiatesta, le cinture di sicurezza con arrotolatore e lo specchietto retrovisore sul lato destro. La strumentazione di bordo è completa di contachilometri, indicatore di livello di carica delle batterie e cicalino di stazionamento, che suona quando non viene inserito il freno a mano con l’auto a motore spento. 

Nel 1992 la Panda Elettra viene ulteriormente migliorata: il motore viene portato a 17,7 kW e le batterie al piombo sostituite da elementi al nickel-cadmio. Nasce così la Panda Elettra 2, che resterà in produzione fino al 1998.

Nonostante abbia avuto 6 anni di vita, pochi modelli ne sono stati venduti e nell’immagianrio collettivo non ne rimane traccia.

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Fonte: FCA Heritage

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