L’utilizzo dei droni si va sempre più diffondendo e trova vastissime applicazione: dall’aerofotogrammetria (foto aeree gestite da software per fare rilievi di terreni in ambito topografico), al controllo dei cantieri e dello Stato di avanzamento dei lavori, dalla Protezione civile, per esempio in caso di allagamenti e terremoti e per la ricerca di persone scomparse, alle campagne antincendio, fino all’agricoltura e al monitoraggio ambientale e dell’abusivismo edilizio.
Quello dei droni è, però, ancora un mondo poco conosciuto e soprattutto in fase di sperimentazione da parte di molti settori, e soprattutto in Italia incline all’abusivismo e alla non regolamentazione completa dell’aereo a pilotaggio remoto. I piccoli aerei devono essere in possesso di una polizza assicurativa e di un patentino. Per capirci: pilotare un drone senza assicurazione e senza patentino equivale a mettersi alla guida di un’automobile non assicurata e senza patente. Può andare tutto liscio; ma se investiamo una persona sono guai e se veniamo fermati a un posto di blocco ci viene requisita l’automobile.
Purtroppo il proliferare a macchia d’olio degli operatori abusivi oscura i professionisti che si sono messi nel frattempo a passo con l’iter di certificazione Enac.
L’ente infatti ha cercato di fare un po’ di ordine con un rapporto messo a punto a 12 mesi dall’introduzione delle misure regolamentari per gli aeromobili a pilotaggio remoto (in occasione della “Roma drone conference” del 19 dicembre).
Emerge che sul territorio nazionale sono un centinaio le aziende che hanno svolto l’iter previsto da Enac, e di queste una trentina sono già autorizzate a fare attività specializzata. Al momento Enac non consente voli in alcune aree critiche, come zone affollate, centri abitati e vicino agli aeroporti, ferrovie, autostrade e così via. Ma la flotta che vola in Italia è costituita da circa 6mila droni (esclusi i giocattoli, ossia gli aeromodelli che sono decine di migliaia e per i quali c’è un capitolo a parte del regolamento Enac che stabilisce una serie di limitazioni e requisiti: ad esempio si può “giocare” in zone di campagna o campi di volo e devono pesare meno di 25 kg). Questo significa che il 99% circa dei droni utilizzati volano senza rispettare le regole.
L’Enac ha comunque stilato una lista degli operatori che utilizzano i droni e ha coinvolto la Polizia nel controllo degli abusivi.
Un operatore che intende utilizzare i droni deve rispettare l’iter in quattro step:
- ottenere il riconoscimento della propria organizzazione;
- il pilota del drone deve essere riconosciuto e in possesso del cosiddetto patentino;
- le macchine devono essere certificate e idonee;
- è obbligatorio un contratto di assicurazione in caso di danni contro terzi.
Inoltre, tutte le macchine devono essere certificate o attraverso una certificazione di tipo (le aziende che producono in serie la ottengono per un modello e vale per tutti quei modelli) oppure attraverso l’attività sperimentale svolta dagli operatori (per ognuna delle macchine prodotte).
Sono in corso gli iter presso Enac per certificare le aziende costruttrici di droni.