Covid, ripresa difficile: spunta l’ipotesi della cancellazione del debito

Dopo una parziale tregua durante i mesi estivi, il virus, purtroppo, è tornato a colpire, in particolare il cuore dell’Europa che, seppur gradualmente, è stata costretta a correre ai ripari con misure via via sempre più restrittive che somigliano molto ad un secondo lockdown.

Chiedere per dettagli a Francia, Spagna e Regno Unito dove la pandemia galoppa a suon di numeri record. Anche l’Italia, dopo un periodo di relativa tranquillità quando cioè la curva dei contagi era sotto controllo – è dovuta intervenire, a colpi di DPCM, per fronteggiare la nuova ondata. La curva cresce e la ripresa, non solo quella europea, ma anche quella globale si allontana con inevitabili ripercussioni sui livelli di debito pubblico, già “monstre”, pronti a lievitare ben oltre le previsioni, in scia a nuove possibili restrizioni.

Per il nostro Paese, ad esempio, il superamento del rapporto tra debito e PIL al 160% non sarebbe più un tabù. Francia e Spagna sfonderebbero quota 130%, con la Germania che non dovrebbe spingersi oltre il 75%, unica eccezione tra le grandi. Ma nessuno può dirsi al sicuro. Anche la Locomotiva d’Europa rischia di rallentare. 

Lo ha detto a chiare lettere la Cancelliera Merkel ieri, a Berlino, in conferenza stampa, rispondendo alle domande nel giorno in cui nel Paese è scattato il semi-lockdown. “Dobbiamo essere coscienti del fatto che ci troviamo in una pandemia, e che si tratta di un evento particolare. Si può probabilmente dire che si tratta di un evento che avviene una volta ogni secolo“, precisando anche che “la luce in fondo al tunnel è ancora abbastanza lontana“.

Ed ecco che torna a farsi strada un’ipotesi clamorosa quanto suggestiva. Cancellare i debiti contratti durante la pandemia del Covid. Il condizionale è d’obbligo ma secondo alcune indiscrezioni di stampa, sarebbe in corso, una discussione fra i commissari di Bruxelles per far sopravvivere l’Unione europea, con i Paesi più in crisi, Italia, Spagna, Grecia, ma anche la Francia in pressing sulla BCE per un “reset” del loro debito.

Per ora bocche rigorosamente cucite, Eurotower in primis. Anzi, proprio la Presidente Lagarde pochi giorni fa aveva escluso un intervento in questo senso: “Chiedere alla BCE di cancellare debito pubblico sarebbe come chiedere di violare i Trattati europei e penso che un punto su cui bisogna martellare di fronte a queste richieste è che i debiti vanno ripagati“, aveva risposto durante un’audizione congiunta per teleconferenza con le Camere dei deputati di Francia e Germania, archiviando la questione. Almeno così pare.

Ma, come tutti ribadiscono, la situazione è in continua evoluzione e l’auspicata ripresa a V non solo diventa sempre più difficile ma anzi sembra cedere il passo a una più probabile e faticosa ripresa a W, la cosiddetta recessione “double dip”. 

Non solo, la seconda ondata della pandemia spaventa più di quanto l’Europa avesse messo in conto, con il rischio di frenare molte delle economie dei Paesi membri. E proprio per questo, nessuna mossa – anche la più clamorosa – è da escludere a priori.Nel frattempo, Andrea Enria, Presidente del Consiglio di Vigilanza della BCE, continua a battere sul tasto delle bad bank nazionali prima che arrivi l’ondata dei nuovi crediti deteriorati per effetto della pandemia. 

Nella costruzione di una rete di “bad bank” nazionali in Europa per accelerare lo smaltimento dei crediti deteriorati due aspetti saranno cruciali: la raccolta e il prezzo di trasferimento delle attività e sarà essenziale che ci sia “un organismo europeo” a fornire le risorse, ha detto.

Fonte: ilmessaggero.it

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