La missione di sbloccare il canale di Suez dalla Ever Given, la gigante nave portacointaner di 400 metri, che si è incagliata diagonalmente durante la notte tra martedì e mercoledì, si sta rivelando un’impresa più ostica di quanto le autorità egiziane potessero immaginare.
Se ieri era stato ipotizzato un rapido “ritorno alla normalità” entro 24 ore, la verità è che si sta entrando nel terzo giorno di blocco della rotta marittima che collega il Mar Mediterraneo all’Oceano Indiano.
Nelle ultime ore le draghe hanno ripulito la sabbia e il fango intorno alla gigantesca imbarcazione, mentre diversi rimorchiatori stanno tentando di spostare ulteriormente la nave, già adagiata lungo una sponda del Canale. A complicare le operazioni, la tempesta di sabbia che si è abbattuta nella regione.
L’incidente ha provocato una massiccia congestione delle navi e significativi ritardi nella consegna di petrolio e altri prodotti commerciali. Secondo i dati di Lloyd’s List Intelligence, un servizio specializzato di informazioni dedicato alla comunità marittima globale, nel canale, in un giorno tipo, transitano oltre 50 grandi navi (tra porta container, petroliere e portarinfuse) e 1,9 milioni di barili di greggio. In termini di perdite, il blocco del canale costerebbe circa 400 milioni di dollari l’ora (9,6 miliardi al giorno). Mercoledì, 185 navi erano in attesa di attraversare il canale, secondo i dati di navigazione compilati da Bloomberg, mentre Lloyd’s ne stima 165.
In questo totale sono comprese 41 navi portarinfuse (navi usate per trasportare carichi non-liquidi e non contenuti in container), 24 petroliere di greggio, 33 portacontainer, 16 vettori GPL o GNL, 15 navi cisterna e 8 navi che trasportano veicoli.
In questo contesto il petrolio resta osservato speciale. Dopo il rimbalzo del 5,9% di ieri oggi i prezzi del greggio hanno ripreso a scendere.
A pesare sono i timori sulla domanda, in scia all’intensificarsi dei timori sulla domanda legati alle nuove misure di contenimento in Europa e all’aumento dei contagi in alcuni paesi emergenti, tra i quali l’India (terzo consumatore mondiale). Sui mercati asiatici i future sul Light crude Wti cedono dell’1,8% a 60,07 dollari e quelli sul Brent arretrano dell’1,5% a 63,44 dollari.
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Fonte: Wall Street Italia