Potrebbe mancare davvero la nostra amata Pasta? Potrebbe mancare anche il gas per cucinarla. Tuttavia, non dimentichiamo l’altro piatto d’eccellenza nazionale: la Pizza. Insomma, va bene la crisi, va bene il Gas, ma senza Pasta e Pizza che vita sarebbe?
Nell’articolo pubblicato nei giorni scorsi sui problemi dalla catena produttiva mondiale, quella che i tecnici chiamano Supply Chain, ho messo l’accento sulla carenza di due degli elementi più preziosi per la nostra quotidianità: cibo e calore, Pasta, Pizza e Gas. Da un lato la mancanza di grano, dall’altra quella del gas, rischiano davvero di far passare un brutto quarto d’ora a tutti noi.
Naturalmente la notizia ha creato non poche polemiche, soprattutto in chi immagina che certe condizioni sociali, ormai acquisite, difficilmente possano essere messe in discussione. Chi avrebbe mai immaginato di non avere il gas per riscaldarsi, per cucinare o semplicemente per farsi una doccia o lavarsi il viso? Chi, aprendo lo scaffale giusto della cucina, avrebbe mai potuto credere di non trovare neanche un miserabile pacchetto di pasta?
Ma cerchiamo di capire meglio cosa accade.
«Tra marzo e maggio non avremo abbastanza grano per fare la pasta» Le dichiarazioni di Giuseppe Ferro, amministratore delegato della pasta La Molisana, hanno spostato l’attenzione sulla crisi mondiale del grano. Basterebbe guardare i numeri per capire quanto serio sia il problema. La produzione canadese, da cui il nostro Paese riceveva le esportazioni maggiori di grano, ha perduto lo scorso anno metà della produzione da quasi 7 milioni di tonnellate a circa 3,5. Un milione di tonnellate in meno anche per gli USA.
PREZZI ALLE STELLE Con meno grano duro in circolazione i prezzi sono impazziti. Sulle principali Borse merci italiane per i cereali – Milano, Foggia, Bologna – le quotazioni del grano duro sono balzate dai circa 300 euro a tonnellata di giugno agli attuali 500 euro. Questo vale per il frumento nazionale. Invece si è arrivati fino ai 600 euro, per quello di importazione. Ma sta salendo il prezzo di tutte le derrate alimentari che vengono importate.
Basterebbe seguire l’andamento del FAO Food Price Index per comprenderlo. Il FFPI è una misura della variazione mensile dei prezzi internazionali di un paniere di prodotti alimentari.
Ebbene quest’indice ha registrato una media di 130,0 punti a settembre, in aumento del 32,8% in più rispetto allo stesso mese del 2020. L’indice tiene traccia delle variazioni mensili dei prezzi internazionali delle materie prime alimentari comunemente scambiate. Verificando tutte le voci che compongono il paniera si nota come la crescita dei prezzi riguardi non solo il Grano, ma ad esempio anche il Riso e tanti altri prodotti alimentari.
La cattiva notizia è che i problemi della catena di approvvigionamento mondiale sono più persistenti e più gravi di quanto si pensasse in precedenza. La notizia peggiore è che non c’è un unico motivo da contrastare e superare per cui, nessuna soluzione è semplice.
Soluzioni
Se l’Italia vuole produrre più grano, è questo il momento di deciderlo. Il frumento si semina tra ottobre e novembre, per la raccolta tra giugno e luglio. E’ ora di cominciare a ripensare il modello ed a fare della filiera agricola italiana ciò che davvero merita di essere.
Fonte: Wall Street Italia