Cdp Venture Capital sgr ha deliberato l’istituzione di un nuovo fondo denominato Fondo Rilancio, che accoglie la dotazione di 200 milioni di euro affidati dal Ministero dello Sviluppo Economico a sostegno delle startup e pmi innovative in Italia, nella fase di ripartenza dall’emergenza Covid-19.
Le risorse sono state assegnate sulla base dell’art.38 comma 3 del Decreto Rilancio, che prevedeva una serie di misure a supporto del venture capital, che includevano appunto anche lo stanziamento di 200 milioni aggiuntivi per il fondo di sostegno al venture capital.
In particolare l’art. 38 comma 3 stabiliva che “al Fondo di sostegno al venture capital, istituito ai sensi dell’articolo 1, comma 209, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, sono assegnate risorse aggiuntive pari a 200 milioni di euro per l’anno 2020 finalizzate a sostenere investimenti nel capitale, anche tramite la sottoscrizione di strumenti finanziari partecipativi, nonché mediante l’erogazione di finanziamenti agevolati, la sottoscrizione di obbligazioni convertibili, o altri strumenti finanziari di debito che prevedano la possibilità del rimborso dell’apporto effettuato, a beneficio esclusivo delle start-up innovative e delle pmi innovative.
Con decreto del Ministro dello Sviluppo economico, da adottarsi entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sono individuate le modalità di attuazione delle agevolazioni previste dal presente comma, ivi compreso il rapporto di co-investimento tra le risorse di cui al presente comma e le risorse di investitori regolamentati o qualificati Il decreto attuativo in questione è arrivato poi, un po’ più tardi, lo scorso primo ottobreed è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale 19 novembre.
Il nuovo veicolo, infatti, coinvestirà con gli operatori di private capital e l’art. 4 del decreto attuativo ha stabilito che lo farà per un valore massimo pari a4 volte il valore sottoscritto da altri investitori regolamentati (quindi strutturati come fondi o altri veicoli di investimento) e/o qualificati(intesi come acceleratori o incubatori, business angel e family office), nel limite complessivo di un milione di euro per singola startup o pmi target.
Al termine del periodo di investimento, il patrimonio del fondo dovrà risultare investito, in via tendenziale, per il 70% in imprese in portafoglio nelle quali abbiano coinvestito investitori qualificati e, per il restante 30%, in imprese in portafoglio nelle quali abbiano coinvestito investitori regolamentati.
Sempre lo stesso art. 4 stabilisce che “gli investimenti iniziali del fondo nelle imprese target sono effettuati tramite lo strumento del finanziamento convertendo, mentre gli eventuali investimenti successivi sono realizzati mediante investimenti di equity”.
Il fondo selezionerà in maniera indipendente i suoi coinvestimenti tra quelli sollecitati dagli stessi investitori qualificati e regolamentati che operano sul territorio i quali segnaleranno le startup e le pmi innovative in cui stanno per investire o hanno investito nei 6 mesi antecedenti l’entrata in vigore del Decreto Rilancio.
Le startup e le pmi destinatarie degli investimenti da parte del Fondo Rilancio dovranno avere sede legale in Italia, svolgere in Italia le loro attività e i programmi di sviluppo futuri, avere chiuso (nei 6 mesi antecedenti l’entrata in vigore del Decreto Legislativo Rilancio) o avere in corso round di investimento tramite la mediazione di investitori qualificati o regolamentati, nonché rientrare nei requisiti stabiliti dal decreto attuativo.
Inoltre, il fondo nei primi sei mesi di attività selezionerà le imprese target dando precedenza a quelle imprese che presentano le seguenti caratteristiche: con riferimento alle sole startup innovative, la conclusione con esito positivo, da parte dell’impresa, del procedimento istruttorio previsto dalla Circolare Mise del dicembre 2019, a seguito di regolare presentazione di un’istanza per l’ammissione al percepimento delle agevolazioni Smart&Start di Invitalia oppure con riferimento sia alle startup innovative sia alle pmi innovative, l’aver subito una riduzione dei ricavi realizzati nel corso del primo semestre dell’anno 2020 di almeno 30% rispetto ai ricavi ottenuti nel primo semestre o nel secondo semestre dell’anno 2019, dimostrabile attraverso una situazione contabile gestionale approvata dal competente organo amministrativo.
“Queste nuove risorse testimoniano la fiducia che il Ministero dello Sviluppo economico ripone in tutti gli operatori che ogni giorno lavorano in modo sinergico con l’obiettivo di rendere il venture capital un ecosistema di crescita e di sviluppo della cultura imprenditoriale del nostro Paese.Il rilancio dell’innovazione in Italia deve poter contare su una solida rete di investitori qualificati e regolamentati, in grado di accompagnare le startup e pmi innovative nel loro percorso di sviluppo”, ha commentato Enrico Resmini, amministratore delegato di Cdp Venture Capital sgr.