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Anche se Banksy non può essere identificato come il chiaro proprietario delle sue opere… È in mostra a Roma

Banksy è stato al centro di diverse polemiche in materia di diritto d’autore proprio in questi giorni quando per la prima volta è stata emessa una sentenza che fa discutere. Un verdetto dei giudici dell’Ufficio della Corte Europea per la proprietà intellettuale che mette a rischio l’identità del writer e l’utilizzo del suo marchio.

Questo far parlare di sé in modo unico e sfrontato non fa altro che rafforzare nell’immaginario collettivo l’aura anticonformista che avvolge questo controverso artista, a dir poco fuori dalle righe, e a rendere ancora più ambita, per gli appassionati, la mostra romana inaugurata l’8 settembre al Chiostro del Bramante a Roma.

La sentenza sul copyright per Banksy

Forse potrai rimanere anonimo per la storia dell’arte, ma non per la legge sul copyright. E così, l’identità segreta di Banksy, oltre che i lauti introiti provenienti dal marchio che porta il suo nome, sono a rischio, perché, in effetti, di chi sarebbe la proprietà del marchio? Uno paradosso niente male, sul quale si sono pronunciati i giudici della Corte Europea, Ufficio per la proprietà intellettuale, che stanno esaminando la controversia tra lo street artist più famoso al mondo e una società di cartoline, in merito all’utilizzo dell’iconica immagine di Love is in the Air, il “lanciatore di fiori”, per dei biglietti di auguri. «Banksy ha scelto di rimanere anonimo e, nella maggioranza dei casi, di dipingere graffiti sulla proprietà di altre persone senza il loro permesso, piuttosto che dipingerli su tele o edifici di sua proprietà», hanno spiegato i giudici della Corte Europea nella loro sentenza.

«Va sottolineato che un altro fattore degno di considerazione è che non può essere identificato come il proprietario indiscutibile di tali opere, in quanto la sua identità è nascosta», continuano i giudici. Fino a oggi, l’autenticazione delle opere è avvenuta tramite la pagina Instagram ufficiale, l’unico “contatto” tra Banksy e i suoi fan.

La giuria ha insomma stabilito che il marchio di Banksy non può essere usato per rivendicare i diritti d’autore sulle sue opere, creando un precedente che potrebbe sortire effetti clamorosi. Basti pensare a quante mostre vengono organizzate ogni anno – e a quanti biglietti vengono staccati e a quanto materiale di merchandising viene venduto –, già adesso in tutto il mondo, senza l’autorizzazione dell’artista anonimo.

Cosa succederà? Per il momento, si aspetta una risposta di Banksy. Sarà a tono anche questa volta?

La mostra di Banksy

Sta di fatto che gli estimatori del tanto dibattuto artista possono ammirare le sue opere dall’8 settembre 2020 all’11 aprile 2021 al Chiostro del Bramante dove si terrà la grande mostra BANKSY A VISUAL PROTEST

dedicata all’artista e writer inglese.

Oltre 100 opere, in un percorso espositivo rigoroso, raccontano il mondo di Banksy. All’interno dell’architettura cinquecentesca del Chiostro del Bramante, a Roma, trova spazio l’artista “sconosciuto” che ha conquistato il mondo grazie a opere intrise di ironia, denuncia, politica, intelligenza, protesta.

Da Love is in the Air a Girl with Balloon; da Queen Vic a Napalm, da Toxic Mary a HMV, dalle stampe  realizzate per Barely Legal, una delle più note mostre realizzate, ai progetti discografici per le copertine di vinili e CD.

Facevo proprio schifo con la bomboletta, così ho cominciato a ritagliare stencil, dalle parole di Banksy l’indicazione sulla tecnica da lui più utilizzata. In mostra, grazie allo stencil: stampe su carta o tela, insieme a una selezione di opere uniche realizzate con tecniche diverse dall’olio o dall’acrilico su tela allo spray su tela, dallo stencil su metallo o su cemento ad alcune sculture di resina polimerica dipinta o di bronzo verniciato.

Immagina una città in cui i graffiti non fossero illegali, una città in cui tutti potessero disegnare dove vogliono. Dove ogni strada fosse inondata di miriadi di colori e brevi espressioni. Dove aspettare in piedi l’autobus alla fermata non fosse mai noioso. Una città che desse l’impressione di una festa aperta a tutti, non solo agli agenti immobiliari e ai magnati del business. Immagina una città così e scostati dal muro – la vernice è fresca.

Ci vuole del fegato, e anche tanto, per levarsi in piedi da perfetti sconosciuti in una democrazia occidentale e invocare cose in cui nessuno altro crede – come la pace, la giustizia e la libertà.

Il percorso espositivo prevede, anche comprendendo più di 20 progetti per copertine di dischi e libri, un arco temporale dal 2001 al 2017. Tutte le opere provengono da collezioni private.

Con questo nuovo progetto espositivo DART – Chiostro del Bramante prosegue il suo impegno nel raccontare al pubblico l’arte attraverso i protagonisti; dopo il successo di “Bacon, Freud, la Scuola di Londra“, realizzata grazie alla collaborazione di Tate, ora è il turno di Banksy.

I “muri” progettati da Donato Bramante intorno al 1500 ospitano le idee, i segni, i messaggi lanciati dall’artista ignoto più famoso del mondo, su tanti muri, in tante città. Solo in apparenza una contraddizione perché il Chiostro ha dimostrato, in questi anni, una grande apertura verso i linguaggi più diversi della contemporaneità.

Fonte: Exibart, chiostrodelbramante.it

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