Quali sono state le conseguenze economiche degli attentati terroristici dell’11 settembre 2001?
Ogni anno, nel giorno del ricordo di quel drammatico evento, la domanda ritorna nella mente degli economisti e dell’opinione pubblica che ha assistito inerme ai dirottamenti, agli attacchi al World Trade Center (e non solo), al collasso e alla distruzione completa delle Torri Gemelle.
Ovviamente la reazione dei mercati agli attentati dell’11 settembre 2001 è stata immediata: le conseguenze economiche globali sono state oggetto di lunghe e approfondite analisi.
Le conseguenze economiche dell’11 settembre: cosa è successo?
Prima di esaminare l’impatto economico degli attentati iniziamo col ricordare che cosa è successo in quel drammatico martedì nel quale diciannove terroristi hanno dirottato quattro aerei di linea dando vita a uno dei giorni peggiori della storia americana e mondiale.
Alle ore 08:46 un primo aereo si schianta nella Torre Nord del World Trade Center. Qualche minuto dopo, precisamente alle ore 09:03, il volo di linea United Airlines 175 entra a tutta velocità nella Torre Sud. I due edifici iniziano a bruciare e centinaia di persone rimangono intrappolate.
Alle 09:37 un terzo aereo di linea si schianta contro il Pentagono, mentre alle 10:03 un quarto velivolo precipita in un campo poco lontano da Washington in seguito al tentativo dei passeggeri di ribellarsi ai dirottatori.
Intanto alle 09:59 la Torre Sud collassa e viene seguita alle 10:28 dalla Torre Nord. A causa dei danni strutturati subiti dal crollo, finisce per disintegrarsi anche il WTC7, edificio ai piedi dei due grattacieli.
Soltanto considerando i danni provocati dai crolli delle Torri Gemelle e di una parte del Pentagono, le conseguenze economiche dell’11 settembre 2001 appaiono imponenti. Nell’evento hanno perso la vita quasi 3.000 persone, mentre altre migliaia hanno contratto tumori e malattie polmonari legate alle polveri generate dai crolli strutturali. Anche l’impatto umano è risultato incommensurabile.
La reazione dei mercati azionari e non
A New York il trading obbligazionario si è fermato, ma le prime conseguenze degli attentati sono state visibili sull’azionario: quando il secondo aereo si è schiantato nel World Trade Center il New York Stock Exchange è stato evacuato ed è rimasto chiuso. Nel primo giorno di trading dopo gli attacchi il NYSE ha bruciato più del 7%. Alla fine di quella settimana, le perdite registrate dal solo Dow Jones hanno sfondato i 14 punti percentuali, mentre quelle dell’S&P 500 gli 11,6 punti.
La American Airlines e la United Airlines (le due compagnie colpite e dirottate dagli attentatori) hanno bruciato più o meno il 40% ciascuna in Borsa. Numerosi mercati azionari, si pensi soltanto alla Borsa di Londra, hanno scelto di fermare le attività di trading l’11 settembre 2001. In Italia, invece, le cose sono andate diversamente.
La Borsa è rimasta aperta e gli investitori hanno inizialmente reagito con modeste vendite non capendo ancora la gravità della situazione. Quando le notizie hanno iniziato a diffondersi e quando è stata chiara la matrice terroristica degli attacchi, il MIBTEL è arrivato a bruciare il 7,4%; mentre il MIB 30 ha perso il 7,79%.
Ovviamente, la reazione peggiore sull’azionario è stata quella delle compagnie aeree, ma il settore assicurativo non è stato esentato dal sell-off.
Il giorno successivo le Borse europee hanno subito perdite imponenti:
- Spagna: -4,6%
- Germania: -8,5%
- Londra: -5,7%
Anche i mercati latinoamericani hanno risentito dell’11 settembre con il Brasile che ha bruciato il 9,2%; l’Argentina il 5,2% e il Messico il 5,6%.
La reazione di materie prime e mercato valutario
Le conseguenze dell’11 settembre 2001 sono state evidenti anche tra le materie prime: il prezzo del petrolio Brent ha toccato nuovi massimi salendo di circa 6 punti percentuali, così come l’oro (bene rifugio per eccellenza), schizzato anch’esso del 6%. Sul mercato valutario il trading è continuato senza sosta nel giorno degli attentati e il dollaro USA è crollato contro l’euro, lo yen giapponese e la sterlina inglese.
I settori più colpiti: si annovera anche il settore assicurativo
Sicuramente a risentire maggiormente degli attentati dell’11 settembre è stato il comparto assicurativo, le cui perdite sono risultate 1,5 volte più imponenti rispetto a quelle dell’Uragano Andrew (la maggiore catastrofe verificatasi prima degli attacchi). La Berkshire Hathaway di Warren Buffett è stata una delle aziende più colpite. Come anticipato, a crollare sono stati anche i titoli delle compagnie aeree che hanno dovuto rimborsare non soltanto i biglietti ai passeggeri rimasti a terra dopo il blocco totale dei voli. Alcune hanno dovuto fare i conti con lo spettro della bancarotta mentre altre sono letteralmente tracollate in Borsa.
La domanda di viaggi è diminuita cosa che ha avuto conseguenze negative anche sul settore turismo, soprattutto in quello statunitense.
Anche la sicurezza è cambiata dopo l’11 settembre: non solo gli USA ma il mondo intero ha iniziato a investire più soldi per rafforzare le proprie difese.
Ovviamente le conseguenze economiche maggiori sono emerse a New York, dove negli ultimi tre mesi dell’anno e nel 2002 il PIL è crollato di $30,3 miliardi. Ad intervenire è stato il Governo federale che ha fornito immediata assistenza alla città con $11,2 miliardi nel mese di settembre e con altri $10,5 miliardi a gennaio per lo sviluppo e la ricostruzione delle infrastrutture.
Ultime tra le conseguenze economiche dell’11 settembre (ma non per importanza) sia la guerra dichiarata dagli USA all’Afghanistan sia quella contro l’Iraq: entrambi i conflitti sono costati ben 5 trilioni di dollari.
FONTE: MONEY .IT